Questa è l'introduzione che ne fa Luca Boschi in "Sandman Le
origini 2", Comic Art Serie Oro, Grandi Eroi n. 117, Ottobre 1994.
"Correva l'anno 1987, l'estate stava ormai abdicando all'autunno, quando
Neil Gaiman ricevette la famosa telefonata di Karen Berger, editor della DC Comics, che ha
dato origine a tutto quanto. Gaiman aveva già collaborato con la casa editrice di
Superman e Batman alla miniserie "prestige" BLACK ORCHID, su illustrazioni di
Dave McKean, e adesso era venuta la volta di recuperare altri vecchi progetti di
proprietà della casa editrice per rivitalizzarli e creare loro un nuovo pubblico. I
personaggi più in vista, infatti, erano già stati praticamente tutti destinati
a sceneggiatori e disegnatori in forza presso la DC; così, ai nuovi venuti non
restavano che le briciole. La Crisis che aveva ristrutturato l'universo DC, cancellata la
stravagante (ma necessaria) invenzione dello scrittore Gardner Fox secondo cui agivano
nella realtà fumettistica della casa editrice dei mondi paralleli con supereroi
analoghi ma differenti, aveva riportato un po' d'ordine, ma nello stesso tempo aveva tolto
di mezzo alcune possibilità di scrivere storie a causa dell'ecatombe di personaggi
conseguente alla ristrutturazione dell'universo DC. La Berger, quindi pensò che
fosse il caso di ripescare nell'ampio parco di personaggi rimasti, quelli suscettibili di
nuovi sviluppi, specialmente nelle mani di sceneggiatori capaci e desiderosi di mutarne i
connotati a proprio piacimento. Gaiman era un grosso fan delle storie horror, e
suggerì a Karen Berger una lista di idee che non furono nemmeno prese in
considerazione. Ma durante la stesura del primo numero di BLACK ORCHID, incidentalmente
Gaiman aveva inserito una nota nella documentazione fornita a Dave McKean. E in questo
testo veniva citato di striscio proprio il Signore dei Sogni. Facciamo un salto
all'indietro nel tempo. Sul n.4 del comic book di SANDMAN (aprile 1989), Neil Gaiman ci
parla di sè, e della propria fanciullezza per farci entrare meglio nello spirito
della sua creazione. Ci dice che l'estate del 1967 aveva segnato un momento importante per
le successive tappe della sua vita. Qualcuno, di cui Gaiman non ha mai conosciuto
l'identità, gli regalò uno scatolone pieno di albi a fumetti: supereroi dai
costumi sgargianti che combattevano per dei nobili scopi contro "emissari del
male" anch'essi, molto spesso, rivestiti di panni multicolori. C'erano pile di albi
della Marvel e della DC, storie da far venire l'acquolina in bocca anche ai collezionisti
italici di oggi. Ebbene, fu proprio in questa circostanza che al seienne Neil si
presentò per la prima volta davanti agli occhi il personaggio cui da adulto avrebbe
legato il suo nome. Nel n.47 di JUSTICE LEAGUE OF AMERICA, infatti, davanti alla minaccia
dell'Uomo Antimateria, a fianco di Batman, Atom e Lanterna Verde si presentò anche
il Sandman dell'epoca d'oro, quello con la maschera antigas che adesso fa da padrone nel
comic book VERTIGO SANDMAN MYSTERY THEATRE. Gaiman ricorda anche che quella scatola di
fumetti fu restituita al suo proprietario poche settimane dopo, ma... il danno era fatto.
I fumetti americani avevano colpito l'immaginazione di un ragazzino inglese dalla fervida
fantasia. Anche se Neil continuò per suo conto a leggere e a collezionare comic
book, il Sandman della "Golden Age" brillò soprattutto per la sua assoluta
assenza. Finchè, nel 1975 dice Gaiman: "...ho circa quattordici anni e mi
preoccupo soprattutto di correre dietro alle ragazze, ma contemporaneamente torno a
seguire fumetti. Sarebbe una bella storia se affermassi che ero un grosso fan del Sandman
del 1974, ma sarebbe del tutto falsa; riguardando quei sei albi ho ancora delle strane
sensazioni rispetto al loro titolo. E quel tizio giallo e rosso che sta nel suo mondo
onirico circondato da schermi televisivi, che libera il giovane Jed dalle grinfie del
Dottor Spider, con il Cervello che ha "annerito" il Bronx (e i suoi gorilla),
alieni, uomini-rana e roba di questo tipo... Mi piacevano le copertine di Kirby e i
soggetti bizzarri di Fleischer, ma al di là di questo mi sentivo un po' a disagio
con tutto quel mondo. Ciononostante c'era qualcosa di affascinante in quel personaggio.
Uno che viveva nei sogni... aveva molte possibilità!". E torniamo alla nota
scritta in margine ad un foglio destinato a Dave McKean. E proprio sulla base dei ricordi
dello scatolone di fumetti che Gaiman suggerisce un'idea: inserire in una scena di stampo
onirico dei personaggi ricavati dal "Dream Stream" della DC: Sandman, Brute e
Glob con le presenze di Caino e Abele. Poi da questo nucleo iniziale, l'idea si sviluppa
in qualcosa di più ambizioso e Gaiman comincia a prendere appunti per un trattamento
del Sandman sgargiantemente vestito di Simon e Kirby; quando Karen Berger si reca in
Inghilterra per una convention di fumetti, tra lei e Gaiman c'è un rapido scambio di
battute sul personaggio, quindi la telefonata fatidica. "Ti piacerebbe occuparti di
The Sandman", chiede la Berger. E Gaiman: "Si... si, senz'altro. Di cosa si
tratta?" "E' presto detto: ci piacerebbe un nuovo Sandman. Mantenere il
nome, ma il resto è affar tuo!". Gaiman ci pensò su, e venne fuori lo
schizzo di questo personaggio segaligno, nudo, imprigionato in una bolla di vetro. Per i
vestiti si ispirò ad un libro di illustrazioni giapponesi: il colore nero del kimono
era in perfetta sintonia con la maggioranza dei capi appesi nell'armadio di Gaiman. Per
Sandman realizzò anche una serie di schizzi e una sintesi dei primi otto episodi che
avrebbe potuto interpretare. Ne fece delle copie e le sottopose, in modo interlecutorio, a
Dave McKean e a Leigh Baulch. Entrambi fecero a loro volta degli schizzi di Dream secondo
la loro sensibilità e tutto finì nel cassetto di Karen. In seguito, Gaiman ha
riversato con disinvoltura nel fumetto le trascrizioni molto fedeli, di miti romani,
greci, celtici e africani. Della loro natura, l'autore del nuovo Sandman è riuscito
a capire il grosso potenziale: in modo semplice e piano, attraverso sequenze logiche di
immagini, i miti parlano al nostro cuore dei più grandi misteri della nostra
esistenza. E' in questa dimensione archetipa ma anche molto contemporanea,
"eterna" come gli Endless, che Sandman deve essere collocato a buon titolo. Non
certo nella dimensione para-supereroica del cosmo DC in cui talvolta Gaiman si è
sbizzarrito ad ambientare i passaggi di alcuni episodi, come quello della storia
Passengers. Lo stesso Gaiman sembra essersi accorto dell'errore commesso, quando nella
postfazione a Preludes & Nocturnes dubita di aver fatto bene a mixare il mondo
di Sandman con quello dei multicolori supereroi della sua infanzia. Mi piace chiudere
questa nota con le stesse parole di Gaiman: "Non ho mai saputo a chi appartenesse
quella scatola di fumetti del 1967. Mi domando se questo sconosciuto sapesse che non si
trattava solo di una scatola di fumetti... Era una scatola di Sogni".
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